Villa Favorita

Valdagno, Vicenza, Italia

L’imcompiuta villa di Gio Ponti per la famiglia Marzotto rappresenta oggi, a distanza di più di settant’anni, un’occasione progettuale insolita ed originale nell’ambito della pregevole cornice del Parco La Favorita di Valdagno.

I disegni di progetto di Gio Ponti per la villa permettono di immaginare ed apprezzare quella che sarebbe stata indiscutibilmente un’opera di eccellenza nel panorama architettonico dell’epoca.

Il parco rappresenta un contesto sicuramente privilegiato per l’architettura, ma qui il mio approccio progettuale vuole essere più cauto e discreto del solito in quanto qualcuno in questo compito mi ha preceduto.

La discrezione ed il rispetto nascono spontanei per il lavoro del grande architetto, per l’incompiutezza dell’opera, per la sfortuna e per la drammaticità degli eventi che non hanno permesso il concretizzarsi di un’idea dell’architetto e del committente. La sola vista dei ruderi delle fondamenta della villa trasmette oggi l’immagine di qualcosa di incompiuto, di un qualcosa di improvvisamente interrotto... che si doveva fare e che si sarebbe dovuto riprendere più tardi... Cosa che non è avvenuta, bruscamente interrotta dalla guerra...

È così che allora la bellezza di un’idea rinasce dalle sue fondamenta, come un fantasma che si libra nell’aria... È questo il genius loci che qui si è manifestato, quanto sopravvive al tempo, alle dinamiche degli eventi, alle modifiche degli assetti funzionali, e conferisce un carattere indelebile al paesaggio.

Non si tratta pertanto in questa occasione di ricostruire o di reinterpretare l’edificio di Gio Ponti, e nemmeno è possibile infrangere questo genius loci, quanto di materializzare il simbolo della sua idea.

Il fantasma della villa si materializza così attraverso un evanescente telaio metallico bianco, che traccia nell’aria la sagoma dell’edificio, innalzandosi sopra il prato.

La proposta progettuale rispetta l’attuale assetto dell’area e introduce solo alcuni piccoli edifici che soddisfano il programma funzionale.

Il progetto stimola nuovi modi di fruizione del parco e alla base dell’installazione metallica trovano luogo una sala per convegni ed esecuzioni musicali, un museo con ingresso al piano terreno e spazi espositivi al piano seminterrato. Il museo è ovviamente intitolato a Gio Ponti.

Nella zona Nord-Est del parco è prevista la costruzione di una palm house.

Il parco rappresenta un contesto ambientale privilegiato, in cui la nuova architettura, aperta sulla natura, trae le sue legittimazioni tipologiche, morfologiche e tecnologiche.

La configurazione spaziale degli edifici nasce da esigenze di semplicità e di razionalità, oltre che da una poetica progettuale in cui la luce naturale e artificiale, variamente modulata, viene utilizzata come l’elemento costitutivo dello spazio. Il progetto tende a definire ambienti aperti, luminosi, trasparenti e flessibili. Spazi confortevoli, caratterizzati da un accurato studio dei colori, dei materiali e dei dettagli costruttivi, con un rapporto tra vuoti e pieni variabile nelle diverse ore della giornata. Il carattere identificativo dello spazio è infatti fondato sul rapporto mutevole tra trasparenza e materia. Qui la luce, naturale e artificiale, la trasparenza e la permeabilità visiva dello spazio assumono un ruolo primario, valorizzati dall’impiego del vetro.

Sul sedime delle attuali fondazioni è previsto un parallelepipedo di vetro su un unico livello destinato a sala convegni ed a sala da musica, con una capienza di 117 posti a sedere. Le funzioni che questo edificio può ospitare sono molteplici: convegni, letture, esecuzioni musicali, etc. 

In adiacenza ad esso si sviluppa su due livelli l’edificio museale. Al piano terreno sono collocati l’ingresso principale al museo ed un bar con terrazza esterna. L’installazione metallica sovrasta i due edifici e lo spazio aperto tra di essi è protetto da tre particolari coperture costituite da una intelaiatura metallica di supporto ad un telo semi trasparente.

Gli spazi espositivi del museo sono distribuiti al piano seminterrato. L’accesso alle sale espositive è preceduto dalla biglietteria e da un book shop specializzato in botanica e architettura, con particolare attenzione alla bibliografica di Gio Ponti. Il museo si divide in un primo spazio introduttivo con un’esposizione permanente sull’opera di Gio Ponti ed uno spazio più ampio destinato ad esposizioni tematiche temporanee.

Gli spazi al livello seminterrato trovano luce naturale e sfogo verso l’esterno sul lato Est, dove è prevista una piazza esterna collegata al parco.

La palm house è uno spazio complementare al parco. È una costruzione in acciaio e vetro strutturale che ospita al suo interno una struttura per la coltivazione e l’esposizione di collezioni di piante esotiche lungo un percorso articolato su più livelli, un green shop e servizi. Tutela le piante ed incrementa i visitatori del parco in quanto è un luogo in grado di ricreare habitat per fiori e piante esotici, alimentando curiosità e fascino. La palm house vuole anche essere un luogo di relax dove potersi appartare per la lettura di un libro o per ascoltare musica.


Progetto

Massimiliano Gamba


Cronologia

Progetto: 2010

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